sabato 31 gennaio 2015

IDEE DI VOLONTARIATO

Ho deciso di condividere le idee di più persone che, come me, hanno vissuto esperienze di volontariato.


Il volontariato per Irene:
Nella mia vita il volontariato è una parte fondamentale, non mi sono soffermata spesso su cosa sia effettivamente per me, ma a volte è bello fermarsi e riflettere. Se penso al volontariato, forse, subito mi viene da pensare che è una cosa che faccio per gli altri ed in parte è vero, perché concretamente metto a disposizione il mio tempo per fare un servizio (io personalmente in un centro per disabili ) o per svolgere un'attività sempre a favore di qualcuno. Se vado un po' più in profondità mi ritrovo a pensare che, il volontariato è un'attività che faccio per me, nel senso che è un'esperienza che mi porta ad incontrare le persone, a relazionarmi con loro e quindi a crescere e ad arricchirmi interiormente. Quindi, se in un primo momento si può pensare che il volontariato sia solo in una direzione cioè quella del dare, sbagliamo, perché il volontariato ci porta a ricevere mille volte di più di quello che noi diamo.”

Il volontariato per Giorgia:
Il volontario è cercare se stessi aiutando gli altri e ricevere risposte alla quale, senza far del volontariato, non si  poteva conoscere.”

Il volontariato per Marcus:
(un ragazzo tedesco che ha svolto un’esperienza di volontariato qui in Italia per un anno)
Tutti pensano che il volontariato è qualcosa che tu fai solo per gli altri. Tu aiuti qualcuno senza avere qualcosa. Però con questo aiuto le persone che tu stai aiutando ti danno gioia, ti ringraziano per tutto quello che hai fatto e questo si può sentire veramente. E questa è la cosa più forte, più importante come sto aiutando gli altri. I motivi non sono solo quelli, si possono trovare anche nuovi amici, si vedi un altro mondo, che prima tu non conoscevi.


Il volontariato per Angela:






Volontariato… che cos’è per me? Io credo ci siano due tipologie di volontariato, il volontario per scelta, cioè quello che sceglie di donare un po’ del proprio tempo agli altri, e il volontario per fortuna. Io sono una volontaria per fortuna, credo che per fare,  o per meglio dire, essere volontaria, si deve avere la fortuna di credere che ciò che si sta facendo sia una cosa che non capita a tutti. Fare la volontaria implica che non ci siano barriere tra il nostro agire e le persone, animali e natura che aiutiamo. Il mio volontariato è concentrato per lo più nell’ambito della disabilità e di questo ne ho fatto il mio lavoro, mi occupo infatti di animazione per persone con disabilità medio - grave. Il volontario dovrebbe dunque capire che in un semplice sorriso è racchiuso molto più di quanto possiamo immaginare (per chi è credente, in quel sorriso si può vedere l’amore di Dio), questa è la motivazione del perché secondo me esista il volontario per fortuna, cioè colui che fa del proprio tempo la fortuna della sua esistenza.







Chiara



lunedì 26 gennaio 2015

Testo della legge 266/1991 à legge quadro sul volontariato

Art.1
Finalità e oggetto della legge
1. la Repubblica italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuato dallo Stato, dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali.

2. La presente legge stabilisce i principi cui le regioni e le province autonome devono attenersi nel disciplinare i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato nonché i criteri cui debbono uniformarsi le amministrazioni statali e gli enti locali nei medesimi rapporti.

Art.2
Attività di volontariato

1. Ai fini della presente legge per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.

2. L’attività del volontariato non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse.


3. La qualità di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonome e con ogni altro rapporto di contenuto patrimoniale con l’organizzazione di cui fa parte.


Chiara

venerdì 23 gennaio 2015

VOLONTARIATO ED EDUCAZIONE

È importante ricordare che: le persone che offrono un servizio di volontariato NON sono educatori. Con il termine “educatori” mi riferisco principalmente a educatori professionali, sociali, insegnati, tutte quelle persone che hanno una formazione professionale basata su una teoria e una pratica.  Un educatore può essere anche un volontario, ma non il contrario, è necessario avere una determinata formazione.
Gli educatori realizzano un’azione educativa basandosi principalmente su progetti pensati ed organizzati in una equipe, solitamente composta da altre figure professionali (psicologi, pedagogisti, ecc…).
Il volontario, come ho detto all’inizio, offre un servizio! Esso svolge un’attività basandosi sul principio della solidarietà verso il prossimo, ossia verso una persona in difficoltà, qualunque essa sia. Il volontario non si può improvvisare educatore in quanto non ha le competenze e le conoscenze sufficienti per svolgere un intervento educativo funzionale al benessere della persona. Questo non vuol dire che deve solo fare presenza ed aiutare l’educatore o chi altro, il volontario, a sua volta, si deve mettere in gioco, si deve informare su ciò che può fare o non può fare in un determinato ambiente. La sua azione, il suo esserci, è molto importante ma dev’essere contestualizzato e organizzato. È compito dell’educatore fare in modo che il volontario svolga il suo servizio nel migliore dei modi sia per la persona che si va ad aiutare, sia per il volontario stesso.
Personalmente devo dire che le due figure sono strettamente legate anche se sono due cose diverse, so che può sembrare una contraddizione, e probabilmente lo è, ma io ho deciso di intraprendere il percorso di educatrice sociale iscrivendomi all’università, grazie alle mie esperienze di volontariato, di contatto e relazione con le altre persone. Per questo trovo le due figure legate nella loro diversità.
                                                                         
Chiara



lunedì 19 gennaio 2015

IL VOLONTARIATO NELLO SCOUTISMO

Ho chiesto ad un capo scout di illustrarmi in breve la visione del volontariato all’interno del loro servizio (non essendo io scout ho preferito sentire il parere di qualcun altro).
Pur essendo un validissimo strumento educativo lo Scoutismo si basa anche sul volontariato, a partire dai Capi, educatori volontari, che spendono il loro tempo a servizio di bambini e ragazzi, fino ad arrivare ai ragazzi stessi che, già nel loro percorso formativo giovanile, vengono a contatto con esperienze di servizio al prossimo e volontariato. Soprattutto nel periodo del “Clan” (dai 16 anni in poi) i ragazzi entrano in contatto con esperienze di servizio: associativo, se quest’esperienza viene svolta all’interno del Gruppo Scout stesso, nell’affiancare i capi, o extra-associativo, se esso viene svolta in associazioni differenti dal gruppo Scout quali, ad esempio, Caritas, Case Famiglia, Case di Riposo.
Tutte esperienze di crescita che accompagnano, poi, il ragazzo alla scelta definitiva al termine del suo percorso formativo giovanile, la cosiddetta “Partenza”. È questo il momento nel quale il ragazzo sceglie di “servire per tutta la vita”, basandosi sempre sul volontariato e sul servizio al prossimo su cui si fonda, tornando al punto di partenza, lo Scoutismo.
L’esperienza di volontariato svolta all’interno del percorso formativo scout è un tassello fondamentale per la crescita di ogni ragazzo che, così facendo, riesce ad aprire ancor di più i propri orizzonti e sperimentare un contatto con la vita che lo circonda, ormai sempre più chiusa e relegata alla tecnologia"


Pieralberto 


Chiara

mercoledì 14 gennaio 2015

COSA SPINGE UNA PERSONA A FARE VOLONTARIATO?

Ogni persona ha la sua storia, la sua idea di volontariato, in base all’esperienza, al proprio vissuto emozionale, ai valori, alla famiglia, all’età dipende da tantissimi fattori. Per esempio le motivazioni principali che potrebbero spingere i ragazzi a partecipare alle iniziative di volontariato sono: il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di condividere cioè un’esperienza importante, di cui andare fieri, con i coetanei. Lo spirito di solidarietà verso gli altri, la gratificazione di sentirsi utili, il  desiderio di sentirsi impegnati in progetti nobili e di autorealizzazione e infine la voglia di impiegare il proprio tempo in attività alternative e costruttive. Sono considerazioni importanti che spesso spingono i giovani a far parte di qualche associazione o semplicemente di rendersi utili per qualcuno; è un bel modo di impiegare il tempo e un bel modo di iniziare a crescere. Si imparano dei valori importanti, la maggior parte delle volte è più quello che ricevi di quello che doni.
Altre volte la motivazione nasce da un evento, un trauma, qualcosa di incredibilmente bello o brutto che porta le persone a sentirsi in dovere verso gli altri e il volontariato può fare da trampolino di lancio per una nuova vita, fatta di sensazioni ed emozioni nuove a volte belle altre brutte ma sicuramente ricche di forza, di energia, che consentono di rialzarsi e di continuare a vivere.


Chiara

domenica 11 gennaio 2015

IL VOLONTARIATO COME RETE. Un valore aggiunto per la società.

In un momento di forte crisi, il volontariato si presenta come una risorsa preziosa perché favorisce la trasmissione di valori fondamentali, offre un aiuto concreto ai problemi e stimola la crescita di cittadini migliori.
Da tutto ciò ne deriva che la percezione della persona di dare valore aggiunto alla propria crescita e alla propria vita, viene arricchita  acquisendo (anche) nuove competenze, capacità relazionali, conoscenze tematiche. Tutte cose poi spendibili sul mercato del lavoro. Insomma, fare del bene facendosi del bene.
Le associazioni di volontariato fanno leva su queste considerazioni, cercando di creare una “rete di volontariato” che fornisca un supporto all’associazione stessa che altrimenti crollerebbe. Il sostegno fornito permette un respiro e un aiuto anche alle famiglie  che, tra mille difficoltà, faticano a trovare del tempo per loro stesse.

Nell’associazione in cui presto servizio, per consolidare il gruppo di volontari, è stato avviato un progetto che prevede un’uscita mensile in diverse località e musei della zona. È un’occasione per vivere un momento di condivisione diverso dal solito, i ragazzi vedono luoghi nuovi e vivono situazioni diverse. La partecipazione è notevole e i ragazzi sono entusiasti,  anche se il progetto è solo agl’inizi i risultati sembrano promettenti.

Chiara


mercoledì 7 gennaio 2015

TESTIMONIANZA DI ALTRI ORGANIZZATORI

Ho chiesto ad altre ragazze di raccontarmi come hanno vissuto l’esperienza organizzativa dei campi estivi, in brave ho voluto condividere con voi il loro pensiero.

È da molto tempo che ogni anno partecipo ai campi che vengono fatti da un'associazione per persone diversamente abili. Siamo un bel gruppo di giovani e da un paio d'anni ci è stata affidata l'organizzazione del campo stesso, cioè definire tutti i momenti della giornata preparando attività, momenti di riflessioni, giochi e gite. Prima del campo abbiamo fatto una serie di incontri per prepararci e organizzare al meglio la settimana! Non è stato semplice mettere insieme tutte le idee, a volte sono venute fuori delle discussioni portando a creare un clima di tensione, ma questi confronti ci hanno fatto crescere. Quest'anno in particolare è stato abbastanza impegnativo perché sono sorte delle problematiche e delle situazioni impegnative che non ci aspettavamo, però, siamo riusciti a superarle e grazie a queste ci siamo uniti ancora di più come gruppo! Quello che ho imparato in questo campo è stato il fatto che il lavoro di gruppo, il riuscire a mettersi d'accordo confrontandosi, ascoltandosi l'un l'altro, sono cose essenziali per far funzionare al meglio l'organizzazione!"
Irene

L’ esperienza di organizzare un campo estivo insieme a mia sorella è stato entusiasmante. Sicuramente l’organizzazione di un evento della durata di una settimana è molto complicato e difficile, spesso ci si scontra con visioni diverse della stessa cosa, ma l’aver preparato e animato una settimana è una delle cose che mi piacciono di più proprio perché nel programmare giorno per giorno, momento per momento si trasferisce in un programma quello che sappiamo, fortunatamente, donare agli altri. Forse la mia descrizione del essere volontaria è un po’ troppo moralista, ma concludo dicendo che in fondo, non esiste una definizione del “che cos’è il volontariato per me” , credo invece sia più chiaro un: “EHI GIOVANE!!! FAI UNA BELLA COSA…DIVENTA VOLONTARIO!” solo nell'agire si può spiegare che cos’è un volontario."
Angela

(nel post “idee di volontariato” saranno pubblicate anche le loro idee e visioni)



Chiara

domenica 4 gennaio 2015

ALLA FINE DEL CAMPO

La cosa più bella è stata vedere che, nonostante tutti gli intoppi e le difficoltà avvenute durante la settimana, le persone avevano partecipato.
Noi organizzatori ci aspettavamo che il campo andasse in un certo modo, avevamo messo molto impegno a preparare le cose, in realtà niente è stato come noi lo avevamo previsto!
Abbiamo avuto molte difficoltà e  in alcuni momenti abbiamo pensato: “ma chi ce l’ha fatto fare?” , gli imprevisti accaduti avevano cambiato completamente la settimana, e ci avevano demoralizzato, allo stesso tempo però, ci davano la forza di continuare quello che avevamo cominciato. Questa esperienza ci ha fatto capire molto, soprattutto che gli obiettivi prefissati non si raggiungono attraverso una strada, ma attraverso molti ponti che uniscono milioni di strade.
Gli obiettivi non sono stati raggiunti nei nostri modi ma nei loro, e questo per noi è già un ottimo risultato ed una grande soddisfazione. La cosa bella e gratificante  non è stata quella di “finire le attività “ ma di aver visto i nostri ospiti allegri, felici e partecipi a qualcosa di nuovo e insolito.


Chiara 


sabato 3 gennaio 2015

IN PRATICA

Le attività erano divise in tre momenti principali con giochi e riflessioni pensate per tutti. La cosa più importante era che tutti partecipassero!
C’era una storia da seguire che veniva raccontata con delle simpatiche scenette.
Le attività avevano degli obiettivi ben specifici ma venivano svolte spesso tramite i giochi.

Primo momento: io ci sono
Il protagonista della nostra storia scopre di esserci, di esistere e lo capisce riflettendosi in una superfice.
Attività: gioco dello specchio à a coppie si imitano i movimento del compagno di fronte
Lascia la tua improntaà per vedere che esistiamo abbiamo fatto un cartellone in cui mettere in cerchio l’ impronte della mano di ciascun partecipante al campo.

Secondo momento: io ci sono come sono
Il nostro protagonista conosce dei nuovi amici e scopre che ognuno di loro ha una capacità da mettere a disposizione del gruppo.
Attività: festaà a piccoli gruppi i partecipanti preparano tutto ciò che occorre per realizzare una festa (addobbi, inviti, palloncini, torta, ecc…)
Mostra il tuo talentoà alla sera verrà organizzato un talent show in cui ogni ragazzo potrà esibirsi e mostrare a tutti il suo talento.

Terzo momento: partecipiAMO
È il momento della festa! Tutti si sono dati molto da fare per organizzarla.
Attività: utilizzando un paracadute si fanno dei giochi con la palla, facendo notare che nel momento in cui qualcuno manca il paracadute non funziona e la palla cade.
Al pomeriggio si farà una festa tutti insieme con le cose preparate nell’attività precedente.


Chiara